IL BLOG DI SILVIO TEDESCHI

domenica 28 marzo 2021

In gita ad Anagni, facile facile

 

Di Giampiero Casoni

Piccola storia triste: in Italia vengono scoperte 30 milioni di dosi di AstraZeneca fuori computo, i Nas fanno tana ad Anagni e scoppia Casamicciola. Il mondo di media e governi a traino (ah no, è il contrario) si infiamma talmente tanto e talmente bene che ci si scorda di una cosa elementare come i rutti di Watson: che una cosa, prima di essere scoperta in un posto in quel posto deve arrivarci. E che forse come c’è arrivata è più grave del fatto che in quel posto ci stia. E veniamo a bomba, lepre lepre ché di preamboli qui non servono: 30milioni o giù di lì di dosi di vaccino, a contare 0,5 cc per dose come da indicazioni dei tizi anglo-svedesi, sono circa 15mila litri di liquido. Non di acqua Rocchetta, si badi bene, ma della sostanza più cruciale e gettonata sul pianeta degli ultimi cento anni, più della coca del Chapo, del petrolio dei vaccari texani e dell’acqua di Lourdes messi assieme. Mi viene incontro mio cugino Antonio nel darmi un’idea concettuale di dove possano accasarsi 15mila litri di liquido in questa parte di mondo: scartata l’idea di rubare il Fiorino dell’amico tamarro o di noleggiare duemilasettecentosei muli alpini in pensione, resta un’autocisterna di quelle che riforniscono di benzina i distributori. Un cataplasma di quelli a pieno carico di litri ne contiene esattamente 33 mila. Domanda per spezzare il narrato e creare un filino di suspence: c’è o non c’è un cacchio di protocollo per cui un carico di roba che non è esattamente Brodo Star appena entra in territorio italiano venga preso in affido e monitorato da forze dell’ordine o autorità preposte metro per metro per metro, in modo da chiedere magari al tizio che guida “Ndò vai co’sta roba”? I video di inizio anno ci dicono di si, i fatti di oggi ci consigliano di tenerci sul forse. Ad ogni modo la notizia è stata confezionata come se il bingo fosse avvenuto per magia, come se cioè quei 30 milioni d dosi si fossero teletrasportati ad Anagni dal tinello del dottor Spock. Quindi, a tirare le somme, i 30 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca trovati dai Nas ad Anagni pare dietro soffiata italiana all’Europa che ha risoffiato all’Italia l’ordine di sguinzagliare i carabinieri hanno viaggiato fino al centro dello stivale in maniera perfettamente indolore ed impunita. Che siano arrivati via terra, in volo o su un cargo battente bandiera liberiana la sostanza non cambia. Non cambia perché l’Italia è quel paese dove per dare il diserbante alle melanzane nell’orto devi avere un patentino che attesti che puoi maneggiare quella roba. E’ il paese dove la tracciabilità di prodotti farmaceutici ed alimentari è cosa da urlo di Munch, con un carosello di bolle, certificazioni, scarichi, certificati, schermate on line e avvisi da mandare in pappa un cervello medio in sei minuti netti. Noi siamo quel paese dove nei frantoi la quota alimentare dell’olio d’oliva deve essere scaricata litro dopo litro dalla quantità che vuoi vendere in base al numero di familiari ed alla loro residenza, altrimenti arrivano gli omini con la divisa grigia e ti fanno il culo come un secchio. Da noi perfino una bistecca non te la sbrani più se non sai su quale prato la vacca ha spadellato la merda. Viene liscio pensare che in tema farmaci e in modalità pandemia questi protocolli siano tedeschissimi. Alla luce di questi preamboli sarebbe dovuto venir facile perciò chiedersi non tanto e non solo dove dovevano andare quei 30 milioni di dosi, ma come cazzo abbiano fatto ad arrivare. A farsi cioè un gita lunga più o meno 1500 chilometri, di cui quasi mille su suolo italiano, senza che nessuno sapesse che in giro c’era da controllare roba di valore economico, sanitario e sociale immenso. Roba che tra l’altro sul mercato nero ha un valore decuplicato e che dovrebbe essere sorvegliata come le chiappe di Cutolo buonanima. E siccome in Italia da tempo ormai facciamo tutti le domande sbagliate per non correre il rischio di ottenere le risposte giuste la cosa è finita in gloria. In gloria e con un giallo che ha fatto come l’ora legale, spostando in avanti l’orologio dei perché. Un giallo che è come quello della barzelletta: giallo davanti e marrone di dietro. E come sempre la parte marrone è quella che guarda in faccia a noi.

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