di Giampiero Casoni
La Terra dei Cachi giusta giusta spadellata sotto l’abazia. Almeno questa è l’opinione di quanti in queste ore a Cassino si stanno chiedendo perché da piazza De Gasperi siano stati deliberati 10mila euro tondi e tanti a favore di una trasmissione radiofonica in social streaming. Trasmissione che dovrebbe ‘coprire’ una delle millemila aree pubblicistiche del Festival di San Remo. Nella variopinta gamma di sentimenti che la faccenda ha suscitato si va dall’idrofobo all’analitico, dal disincantato al malpancista. Ed èevidente che, a fare la tara al momento particolarissimo, la cosa in sé si incasella più dalle parti delle faccende in odor di cappellata presunta che di quelle ‘in odium fidei’ certo. Tuttavia, come accade sempre quanto nasce un caso che scavalca le intenzioni di chi ne è protagonista, se c’è una cosa che resta a sedimentare è quella del dato politico in senso lato, dato a cui per manifesta incapacità di abbracciare orizzonti ampi daremo un taglio perculatorio. Lo faremo tenendoci stretti sotto il braccio gli scritti di Quintiliano e una biografia non autorizzata dei Ricchi e Poveri. Ed è dato che esclude dall’equazione, lo chiariamo subito, l’emittente beneficiaria della somma, che alla fine fine ha solo fatto il suo mestiere di cercare cotenna lì dove la cotenna sta, cioè dal “chianchiere” (lo facciamo tutti e cassiamo subito la cazzata suprema dei cherubini opalescenti, di santità ci campano solo i santi).In questa compilation sanremese restano perciò solo alitosi e collutori di quanti sono saliti sul ring impugnano la faccenda come una mannaia. Anzi, visto il contesto, di quanti sono saliti sul palco impugnando il microfono e cantando ciascuno la sua canzone. Perciò vai di hit, tacabanda e la giuria demoscopica si tiri via la forfora dal bavero “che mo’ ci inquadrano”. A cantare “Grazie dei Fior” ci vediamo ovviamente l’emittente che avrà un suo ‘tesoretto’ con cui portare a termine la mission, sicuramente in maniera egregia, chi scrive lo fa con piena cognizione di causa. Di questi tempi beccare piccioli sulla sponda risicata del mainstream è miracolo da lago di Tiberiade. “Fiumi di parole” sono quelli che invece in queste ore si stanno spendendo e spandendo sul caso, sia che ad appaltarne la polpa siano stati idetrattori, sia che a cavalcarne la giustezza siano stati fautori o seconde linee in vena di legittimismo offeso. Piccolo meme: ricordiamoci della fine che hanno fatto i Jalisse che non li ferma per strada manco più il nonno. La ritmica sincopata di “Vado al Massimo” la appiccichiamo senza sforzo o tema di ukase trucidi sulle spalle capacissime del sindaco di Cassino, che tutto sommato davanti al plotone di esecuzione ci si è messo con piglio dei capoccia sopraccigliuti che non temonole sterzate manichee. Un po’ come i Kiss che ospiti a San Remo ci andarono a fare heavy metal con la granitica ed assertiva “I”, “Io”. “Ti Lascerò” ci pare - ma pare solo eh? - di sentirla fischiettare dalle parti di qualche assessorato già da un po’ in mise barricadera versus lo spartito ufficiale di Piazza De Gasperi. A quanti sono rimasti a bocca asciutta di fronte al punto messo a segno da un settore tutto sommato non proprio prioritario prioritario metteremmo in loop “Si può dare di più”. Altro meme: la cantavano in tre ma solo uno poi torna “In Ginocchio da te”. Tuttavia c’è una parte congrua che pare non disdegni “Non so più a chi credere” e che in queste ore per scatenare la controffensiva sta ciucciando “Settemila Caffè”. In odor di benaltrismo, che magari in questo caso nel cucuzzaro un filino ci sta, qualcuno sta sperdendo nell’aere il refrain di“Disperato”. Salvo poi essere chetato a suon di “Come si Cambia”, stornellare “Amici come prima” e chiudere in gloria con tutti i salmi. Come? Mugolando “Ancora” al Maestro Beppe Vessicchio che tanto l’orchestra la dirige sempre lui. Perché alla fine siamo tutti Toto Cutugno, e quello che davvero ci farodere il culo è arrivare sempre secondi.
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