Lo scrissi il 29 marzo 2012, oggi è sempre attuale. Me lo
ricorda Facebook
Ne sono passate di generazioni davanti ad un bancone di una
discoteca, un drink, un cocktail, una birra. Intere generazioni cresciute sane
nonostante le mille insidie della vita. Crescevano leader, personalità, uomini
e donne forti che un giorno avrebbero governato il mondo. Sono finiti quei
tempi, i nuovi leader crescono dietro una tastiera, frustrati che mostrano con
una foto o, un video, la loro virilità, la loro forza, la
loro prepotenza. Gente senza palle che vive un mondo virtuale, esaltati che
copiano e incollano foto di fiction criminali alla ricerca di un Like. Illusi
che alla prima prova della vita reale, perdono il controllo, si sono loro i piú
pericolosi, quelli che si confrontano con una vita reale che clicca Mi Piace,
Condivido, ma ti suggerisce di scendere dal piedistallo. Si quella vita reale
che t’impone delle regole che non puoi aggirare con un click. Quella vita reale
che non ti permette di ritoccare la tua faccia, ti conosce e conosce la tua
storia, non puoi fingere. L'esame della quotidianità, è per molti, la prova
finale, non consente di postare foto il giorno dopo, se commetti errori gravi.
Crescono nuovi leader virtuali che non sanno un cazzo della vita, emarginati,
deficienti, ignoranti, prepotenti, buffoni, che pensano di conquistare il mondo
con la forza e la prepotenza guardando film, fiction e giocando al pc,
immaturi, illusi e " postatori" di aforismi e riflessioni copiati
dalla rete. Siate voi a scrivere nuove pagine di vita, siate voi, autori di
aforismi, siate voi a immortalare nuove pagine di vita e meno selfie. Viviamo
una società malata e degenerata, troppe apparizioni e sempre meno contenuti. I
social hanno svuotato le piazze, i paesi, si discute e si parla tramite un
display, non si trasmettono piú emozioni, si esce solo per dare sfogo alla
rabbia, le delusioni e le frustrazioni. Generazione violenta che non conosce
regole, un mondo talmente automatizzato che non conosce limiti, in grado di
ammazzare senza rendersene conto. Voglia di protagonismo sconfinato, colpa di
una società che favorisce e impartisce, lezioni di vita, completamente,
sbagliate.
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